giovedì 25 ottobre 2012

Tornerà, tornerà... - aspettando l'appello


Potrei parlare dei tanti kompagni che sbagliano, di Vendola rinviato a giudizio, di Zoia segretaria di Bersani, dei nuovi indagati nel sistema Sesto inaugurato dal kompagno Filippo Penati.
Scriverò invece di Silvio. Ieri ha annunciato alla Nazione che non intende ricandidarsi come Presidente del Consiglio per gli stessi motivi che nel 1994 lo spinsero a scendere in campo. Pericolo comunista incluso. Ho visto un Silvio stanco, ma che nonostante questo ha saputo sorprendermi. Non ho mai sentito alcun politico chiedere scusa per non essere stato in grado di realizzare la riforma liberale di questo benedetto Paese, chiedendo scusa anche per quello che non è riuscito a fare e per tutto ciò che di sbagliato ha fatto. Lui è un genio anche in questo. Un uomo vittima dell'inesorabile trascorrere del tempo, dotato di buoni muscoli e con ancora un po' di testa. Voglio bene a Silvio, ma non posso negare - per primo a me stesso - che è stato vittima della demenza senile. Si sa che con la vecchiaia vengono accentuati i propri difetti ed esasperati i propri vizi. Ci sono uomini che bevono, uomini scorbutici, uomini goderecci e tante altre categorie. Silvio è un tipo che ama le donne, spiritoso e di compagnia. Del bunga bunga se n'è tanto parlato. Le corna immortalate nella foto di gruppo tra i più potenti leader del mondo - per citare la prima e simpaticissima goliardata che mi viene in mente - ce le ricordiamo tutti. I suoi cd in duo con Apicella sono stati in testa alla hit parade per mesi. Stimo Silvio da sempre, ma ha fatto il suo tempo. Ho iniziato a far politica per il fascino carismatico di un leader unico, gli sarò eternamente grato. L'eredità che Silvio ci lascia è onerosa: ogni giovane berlusconiano ha il dovere morale di continuare la lotta contro lo statalismo progressista intrapresa: chi ci sta? Il sogno di Silvio non è svanito, lo realizzeremo noi! Ora si apra in fretta una nuova pagina del centro destra e largo alle primarie, siamo alla ricerca di un leader, dobbiamo ammodernare e riformare costituzionalmente questo Paese. ***AGGIORNAMENTO



***AGGIORNAMENTO: oggi Silvio Berlusconi è stato condannato, in primo grado, per frode fiscale nel processo Mediaset. Lui mi tranquillizza per mail:

Caro Alessandro,

è una condanna politica, incredibile e intollerabile. E' senza dubbio una sentenza politica come sono politici i tanti processi inventati a mio riguardo. Ero certo di essere assolto da una accusa totalmente fuori dalla realtà. La sentenza di oggi è la conferma di un vero e proprio accanimento giudiziario e dell'uso della giustizia a fini di lotta politica.


Ci sono molte prove della mia inocenza, due delle quali assolutamente inoppugnabili:

1) L'accusa mi vorrebbe socio di due imprenditori americani, uno dei quali io non ho mai conosciuto. Se io fossi stato socio di questi imprenditori sarebbe bastata una telefonata all'ufficio acquisti di Mediaset per far acquistare i diritti televisivi che questi due imprenditori volevano vendere, senza pagare tangenti.
2) Se fossi stato socio sarei subito venuto a conoscenza di una tangente così elevata versata ai responsabili del servizio acquisti, e non avrei potuto che provvedere al loro immediato licenziamento, visto che per quell'ufficio passavano 750 milioni di acquisti all'anno. Nessun imprenditore si sarebbe potuto comportare diversamente, permettendo di continuare a rubare ai danni della sua azienda e di se stesso.

Non c'è nessuna connessione assolutamente con la rinuncia alla corsa alla premiership nel 2013. Io e i miei avvocati ritenevamo impossibile una condanna qualsiasi in questo processo e infatti le motivazioni della condanna sono assolutamente fuori dalla realtà. Non si può andare avanti così: dobbiamo fare qualcosa. Quando non si può contare sull'imparzialità dei giudici, questo paese diventa incivile, barbaro, invivibile e cessa anche di essere una democrazia. E' triste, ma la situazione del nostro paese oggi è così.












2 commenti:

  1. Secondo me ha annunciato il suo ritiro per consentire ai nuovi eletti di eleggerlo Presidente della Repubblica.

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