giovedì 28 giugno 2012

L'abbandono delle periferie



È passato un anno da quando Giuliano Pisapia si è insediato a Palazzo Marino. A distanza di pochissimi minuti s’affrettò a dichiarare che sarebbe stato il sindaco di tutti e Nicky Vendola, segretario del partito di cui Pisapia è tesserato - Sinistra Ecologia e Libertà -, abbracciò simbolicamente i fratelli rom. È passato un anno dalla festa di piazza Duomo in cui la folla si radunò con ogni vessillo arancione per gridare al vento - del cambiamento? - che Milano era stata liberata…da chi non ci è ancora dato saperlo.
Durante la campagna elettorale, gli impegni del candidato di sinistra spaziavano dai salotti buoni del centro - su tutti casa Milly Moratti, la signora dei petroldollari che amava farsi immortalare con la bicicletta targata NO OIL - per arrivare alle periferie più degradate. Da un attento esame dei dati a disposizione, il ribaltone politico si materializzò proprio nelle sezioni elettorali della periferia, grazie all’aiuto dei molti comitati creati ad arte negli anni da chi nutriva il risentimento verso il buon governo dell’amministrazione di centro destra. Le associazioni e i centri sociali riuscirono a mobilitare la massa con la promessa che votando Pisapia sarebbe cambiato tutto - …sì, in peggio! -. Lo stesso sindaco, nei primi mesi di mandato, ha ripetuto più volte che la sua amministrazione avrebbe avuto a cura le periferie. Parzialmente aveva ragione: infatti, grazie ad Area C il centro sta morendo.
In realtà, le periferie non godono di miglior salute. Secondo i dati della Prefettura, nel capoluogo lombardo i furti sono aumentati, in un anno, dell’11% e le rapine del 34,6%. Nell’ultimo mese, Milano vanta il triste primato di 26 violenze carnali, di cui ben 4 in un solo giorno. A causa della mancanza dei presidi delle Forze Armate sul territorio e della promessa mai mantenuta del potenziamento dei vigili di quartiere, le strade della periferia sono preda di qualsiasi tipo di crimine: spaccio, illegalità, stupri, sporcizia, prostituzione, scippi, furti di rame, incendi dolosi. Ogni mercato di quartiere è frequentato da zingari - nomadi, come vengono amichevolmente chiamati dai kompagni - e l’accattonaggio è un fenomeno largamente diffuso a ogni semaforo. Il numero dei “fratelli rom” è incrementato del 300% e, se non ci si crede, basta andare a vedere nei pressi del ponte della Ghisolfa l’indecente baraccopoli che nessuno sgombera. La Polizia Locale ha avuto l’ordine tassativo di lasciare in pace e di non chiedere i documenti ai senza fissa dimora.
Recentemente, in consiglio di Zona 7, un gruppo di cittadini è venuto per due volte consecutive a chiedere e a sollecitare un intervento tempestivo nel cosiddetto “Quadrilatero della paura”, nei pressi di piazza Selinunte. È inutile elencare i crimini che vengono commessi alla luce del sole, ma da quando il presidio dell'esercito nella suddetta piazza non c’è più la percezione d'insicurezza è molto forte. Il circondario, a causa dei lavori di A2A, ha subito delle variazioni viabilistiche anche dei mezzi ATM e si segnalano aggressioni - fortunatamente solo verbali anche se accompagnate da minacce con pezzi di legno divelti dalle panchine o altri oggetti contundenti - agli utenti delle linee automobilistiche costretti a percorsi pedonali astrusi con la scarsa illuminazione serale. La giusta cornice a questa situazione ormai intollerabile è l'abbandono di rifiuti ingombranti che rimangono sul ciglio dei marciapiedi per settimane prima che AMSA faccia pulizia.
In conclusione, la mappatura delle criticità promossa dall'assessore Granelli non risulta essere affatto utile alla risoluzione dei problemi, mentre sarebbero opportune azioni concrete e tempestive di contrasto alla criminalità. La periferia è sempre più distante dal centro, nonostante le promesse, e la piazza dove s’è celebrato il primo compleanno di soviet supremo a Milano desolatamente vuota.



Via Paravia



Via Tracia angolo via Morgantini


Via San Giusto



Di tutti i rifiuti abbandonati solo questo mucchio era destinato ad AMSA


Stesso angolo a distanza di una settimana: qualcuno si è impossessato dei cuscini...



Il composit delle foto delle feste di Pisapia è tratto da milanopost.info

martedì 19 giugno 2012

Pisapia come Schettino

L'atteggiamento di Pisapia nei confronti dell'Expo assegnato a Milano farebbe sorridere se non fosse che a rimetterci sono tutti gli italiani. 
Infatti, il sindaco di tutti, il giorno prima di un importante incontro con il BIE - bureau international des expositions -, ha rassegnato le dimissioni da commissario di Expo 2015.
Doveroso un breve riassunto. 
Nel 2008 la città di Milano riceve l'incarico di ospitare l'esposizione universale del 2015. All'epoca, Letizia Moratti era primo cittadino e primo ministro il prof Romano Prodi. L'entusiasmo ha coinvolto tutti gli italiani, di qualsiasi pensiero politico. Expo significa fondi, fondi a disposizione significano strutture, strutture ricettive significano turismo, turismo significa indotto, indotto significa guadagno economico più o meno diffuso. Nel 2010 andai a Shanghai per capire cos'è realmente l'Expo. Si sa, la Cina non è l'Italia e non bisogna commettere l'errore di rapportare le due manifestazioni. Da subito la sinistra più radicale ha puntato il dito contro presunti appalti truccati - ancora da assegnare quindi difficilmente pilotabili - e nel 2011 la campagna per le comunali ha visto tantissime dichiarazioni d'intenti del candidato sindaco Pisapia in merito alla proposta minimalista dell'evento. Qualcuno parlò di lasciare in eredità alla popolazione meneghina un parco agricolo - Boeri primo fra tutti nonostante la consulenza al Comune di Milano per il progetto iniziale - e ci fu un voto referendario a sancirlo. All'indomani dell'elezione a sindaco di tutti, Pisapia iniziò a "fare i capricci" ché in veste di sindaco gli spettava l'incarico paritetico con il governatore Roberto Formigoni perché l'Expo era stato assegnato a Milano e non alla Lombardia. L'allora governo Berlusconi, data l'importanza, nominò commissario straordinario il nostro Pisapia e commissario generale Formigoni. I due avrebbero dovuto collaborare. Non ho difficoltà ad immaginare che in tutto questo il segretario generale del BIE abbia notato le solite beghe all'italiana, i litigi inconcludenti sul nulla che non portano a niente se non alla perdita di tempo e di energie. Inizialmente, tra le varie deleghe assegnate a Boeri compariva anche quella dell'Expo, ma gli scontri interni alla giunta aranciorossa - soprattutto tra Pisapia e Boeri - portarono alle dimissioni - poi respinte - dell'archistar Boeri. Pisapia ha tenuto per sé la delega così ambita. 
A febbraio 2012 veniva presentato il progetto delle vie dell'acqua che collegheranno il sito espositivo di Pero con la Darsena di Milano. Meraviglie delle meraviglie! Niente affatto, le vie dell'acqua - nonostante il nome fuorviante - saranno navigabili per un brevissimo tratto. I 17 milioni di stanziamento previsto dal Comune di Milano serviranno ad "abbellire" alcuni scorci di città. I canali che passeranno dalla Zona 7 serviranno per irrigare gli orti e le aree verdi limitrofe al Parco di Trenno, al Bosco in Città e al Parco delle Cave dove sono anche presenti laghetti artificiali. Ho espresso la mia contrarietà per un esborso così importante per le esigue casse comunali, mentre trovo più opportuna la riapertura dei Navigli che si trovano nel centro città. Per questo progetto - sicuramente più dispendioso -, attraverso la stessa tornata referendaria di cui sopra, i milanesi votarono a favore e regione Lombardia ha da sempre dato la propria disponibilità alla destinazione di fondi. A mio avviso, il progetto risulta essere ancora più necessario visto l'intendimento di allargare la cerchia dell'Area C e necessario anche per il trasporto merci a filiera corta. Ritengo che la salvaguardia ambientale debba essere lungimirante e non improntata al breve periodo. 
Passano i mesi e, fino agli inizi della settimana scorsa, non si è letta o sentita una sola dichiarazione del sindaco Pisapia in merito a richieste verso il governo per sbloccare lo stanziamento di aiuti economici in vista di Expo pena le dimissioni dello stesso dall'incarico. Il sindaco si è svegliato il giorno prima della riunione a Parigi avanzando una pretesa che per lo stato attuale della crisi economica globale è impossibile portare ad adempimento. Davanti al BIE si è presentato un Formigoni esterrefatto per quanto successo e per le dichiarazioni di Pisapia che non aveva alcuna intenzione di ritirare le dimissioni. Immaginatevi i pensieri di chi si trovava a Parigi: "Ah, les italiens...Pisapià est égal à Schettinò!!!". 
Non risulta in nessun atto che il BIE stesse per revocare l'Expo a Milano, mentre invece il progetto italiano viene ritenuto convincente e ben calibrato, a cui è bene ricordarlo hanno già aderito ben 87 partecipanti. Proprio perché l'impresa è difficile c'è bisogno dell'entusiasmo e dell'impegno di tutti affinché venga sancito il buon esito di Expo 2015. C'è stato un incontro con il premier Monti che per il 2012 ha ribadito di non poter sbloccare fondi e nemmeno di poter allargare le maglie del patto di stabilità. Perseguire la strada della ritirata significherebbe la perdita di credibilità internazionale di Milano e dell'Italia - una figuraccia planetaria! -, infrastrutture cancellate dal progetto di modernizzazione della città e il pagamento di corpose penali al BIE.
Non abbiamo bisogno dei "capricci" di Pisapia che, per la cronaca, ha ritirato le dimissioni anche se continuano le polemiche e i suoi tentennamenti.