domenica 19 giugno 2011

Il cambiamento?

Litigi in Giunta, blitz in chiesa, contestazioni contro De Corato, centri sociali contro lo stato sionista, l'Expo dei NO global: è questa la Milano del cambiamento?

Il primo giorno di Consiglio

Lunedì 13 giugno 2011, alle ore 19, si è svolto il primo consiglio di Zona 7. Il nervosismo e l'apprensione da primo giorno di scuola si sono fatti sentire, ma nel quarto d'ora in cui sono stato seduto nel mio scranno dell'opposizione - prima del rompete le righe - ho preso confidenza con l'aula che mi vedrà protagonista per i prossimi cinque anni. Di fronte a me, i banchi della maggioranza mi sembravano metaforicamente come il blocco sovietico durante gli anni della guerra fredda: un muro umano rosso e arancione sostenuto da una nutrita compagine di pubblico in festa per la prima della Zona "liberata", poco importa che PD e IDV stiano già litigando e che non abbiano ancora trovato un accordo sulla presidenza. Dalle dichiarazione, sembra che Pisapia voglia dare più poteri ai consigli di Zona e forse è per questo che sono nati i primi malumori all'interno della loro coalizione, staremo a vedere.
Ho provato emozione quando per la prima volta ho dovuto votare gli scrutinatori - coloro che controllano la legalità del voto - e successivamente la convalida degli eletti. Due posti alla mia sinistra sedeva la consigliera del Movimento 5 stelle che, non so se per difficoltà o per voler dare il primo segnale della sua opposizione, ha inizialmente votato con l'astensione la proclamazione dei 41 consiglieri di Zona 7. Ho sorriso pensando dentro di me che mi divertirò molto nel sedere all'opposizione, le mie polemiche faranno notizia.
Incominciamo da subito chiedendo a gran voce d itornare alle Urne!  

Corsera - Caos presidenze di Zona

venerdì 17 giugno 2011

Primarie

Impegno, passione, energia, determinazione, serietà, responsabilità. Sono queste alcune delle tante parole trovate scritte sui manifesti elettorali per cercare di convincere un pubblico di cittadini sempre più recalcitrante di fronte alla politica. Parole dal significato positivo che all’occhio di una persona disinteressata associate a chi s’impegna nella cosa pubblica assumono una valenza retorica. C’è chi preferisce farsi propaganda screditando gli altri e chi spiattella attraverso i media tutto il profondo odio verso l’antagonista con l’unico intento di fare proseliti. La gente comune è stanca delle promesse fatte per accaparrarsi ogni singola preferenza. Il voto di Milano è un chiaro esempio di quanto i cittadini siano stufi di una politica urlata, vogliono sentirsi partecipi e il movimentismo che ha accompagnato Pisapia alla vittoria ne è l’inconfutabile prova.
Da semi-spettatore, ho osservato una campagna elettorale improntata al negativismo o allo screditamento del partito dell’opposto schieramento. Ho passato gli ultimi due mesi sulla strada, convinto che fosse importante presentare un proprio programma elettorale da sviluppare e portare a termine nel caso di avvenuta elezione, integrandolo con le segnalazioni dei passanti che non avessero voglia solamente d’insultarmi. Sono convinto che sia inutile fare promesse roboanti che nemmeno nei sogni potranno essere realizzate. Basta con la demagogia, la gente vuole concretezza. Vuole essere ascoltata, capita, e che si trovino soluzioni ai problemi comuni della vita quotidiana. Ho spiegato ai miei interlocutori le idee che ho in mente per la zona 7 di Milano. Con i miei 366 voti, credo di aver ottenuto un buon risultato. Mi sono sempre impegnato in quello che ho fatto cercando di portare a termine, nel miglior modo possibile, ogni progetto o mansione che mi veniva affidata. Stesso discorso per l’attivismo politico.
Ora è tempo di riflettere sull’insindacabile sconfitta della coalizione di centro destra e del partito di cui sono tesserato il Popolo della Libertà, il primo in termini percentuali a Milano. In un momento in cui si ammettono gli errori commessi e c’è la caccia alle streghe per rintracciare i colpevoli della disfatta, si discute su quale futuro aspetta il PDL. Sono convinto che l’idea di mettere in piedi i “Team della libertà” debba essere portata avanti con un forte impulso. Attraverso i militanti, capitaneggiati dagli eletti a tutti i livelli - è questo che chiede la gente, uscire dai salotti buoni perché la politica deve essere al servizio della comunità e non di pochi - bisogna dare nuovo slancio al tesseramento del partito. Io sono a favore delle primarie affinché venga dato un riconoscimento alla base del nostro movimento politico, ai tanti giovani che s’impegnano per passione senza chiedere nulla in cambio e a tutti quegli eletti con un certo seguito sul territorio, purché siano veramente una forma democratica di esprimere la propria preferenza, a scapito di chi non si è mai messo in gioco attraverso una campagna elettorale a suon di preferenze - così tanto difficili da ottenere -. È importante che avvenga il radicamento sul territorio e che la nostra base si senta effettivamente partecipe di un progetto e non solo chiamata a presenziare a banchetti o a happy hour mentre le periferie, durante la campagna per il ballottaggio, sono state poco considerate da qualcuno che fino a pochi giorni prima era candidato, ma che successivamente si trovava meglio e a proprio agio al seguito del Sindaco Moratti nel centro città, a favore dei teleobiettivi. La schiacciante presenza nei seggi dei rappresentanti di lista dei partiti di centro sinistra ne è un’ulteriore testimonianza, personalmente alla seconda tornata elettorale ho passato 21 ore nel seggio dove voto e la proporzione era di 15 a 3.
Penso a rimboccarmi le maniche e a fare il mio per poi raccoglierne i frutti: l’Italia non è un paese per giovani, lo sappiamo, bisogna saper aspettare. La gavetta è lunga, ma il lavoro paga sempre. Per farsi apprezzare, un giovane - di 32 anni - deve avere la possibilità di raccontare quello che ha in mente, è quello che farò quotidianamente nella mia zona, la zona 7 di Milano.