mercoledì 25 settembre 2013

Via il fioretto per la sciabola

All’incontro organizzato sabato scorso nel centro congressi di via Corridoni abbiamo simbolicamente brindato alla nascita a Milano di Forza Italia 2.0. I 1.000 e più militanti che hanno gremito la sala hanno provato un grande entusiasmo nel tirare fuori bandiere e spillette riposte nel cassetto. Tutti speravamo che il giorno della rinascita arrivasse presto e grazie al nostro leader, sempre avanti anni luce, quel giorno è divenuto realtà. Ora dobbiamo capire cosa cambia. Forza Italia darà continuità o ci sarà una rottura rispetto al recente passato? Francamente, auspico che ci sia un cambio di passo perché, come insegnano in matematica, variando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.  Caso per caso, va valutato l’operato dei singoli per avere conferme o bocciature. Sabato mattina molti interventi mi hanno scaldato il cuore: penso a ciò che ha detto in apertura Giulio Gallera, ai discorsi di Maurizio Lupi, Raffaele Cattaneo, Roberto Formigoni e Angelino Alfano. Ripartiamo dal merito, dalla militanza, dai giovani, allontaniamo chi ha pensato solo ai propri interessi. Spero che nei fatti questi non rimangano solo proclami. Far politica significa rinuncia e sacrificio, ma bisogna anche premiare chi si adopera sul territorio e chi si sbatte per il partito. Forza Italia è tornata con l’intento di recuperare i valori fondanti del nostro movimento. Evidentemente questi valori si sono persi per strada. Chi ha fatto sì che questi valori si perdessero? Qualcuno se l’è mai chiesto? Sono un berlusconiano convinto e lo sarò sempre. Dal Presidente, però, pretendo che dia corso a un ricambio generazionale all’interno della classe dirigente, modernizzando e ringiovanendo il sistema-partito. Lo chiede l’epoca in cui viviamo. Forza Italia deve puntare sull’apertura dei club, trovando le risorse necessarie attraverso il tesseramento. Non con la prospettiva dei congressi, ma per attirare tutti i simpatizzanti moderati che si sono allontanati in questi anni. Apriamoci al web non solo per promuovere l’operato dei singoli, ma per attrarre soprattutto i giovani che sono nauseati dalla politica perché non hanno risposte concrete ai loro bisogni. La gente vuole essere ascoltata. Se i giovani con le idee e le capacità se ne vanno, magari a cercar fortuna all’estero, questo grande Paese non lo risolleveremo. In questi anni tanti amici si sono disaffezionati alla militanza perché non hanno mai visto premiati la loro passione e il loro impegno. Bisogna riconoscere le nostre colpe e ripartire ricostruendo dalla parte sana del nostro partito, da chi s’impegna quotidianamente, da tutti coloro che hanno sempre sventolato le nostre bandiere con l’orgoglio di chi ci mette la faccia, stando tra la gente. I fatti dicono che questo è un modo vincente di far politica. Non capisco chi dice che nella nostra storia non ci sono mai state le primarie per la scelta dei candidati e per questo debbano essere le segreterie di partito a designare, imporre, i candidati. Il mondo cambia e bisogna tenersi al passo con i tempi. C’è voglia di partecipazione, lo dovremmo aver già capito dal 2011, anno orribile del centrodestra, a Milano e non solo. La dialettica tra i partiti va benissimo, ma non commettiamo l’errore di credere che nel 2016 i milanesi manderanno a casa Pisapia solo per la decadenza in cui ha gettato Milano. Di contro, non commettiamo l’errore di correre separati perché abbiamo già visto che senza alleati si perde. Non dobbiamo avere paura di consultare il nostro elettorato per la scelta del miglior candidato possibile. Per tornare a un buon governo di Milano abbiamo bisogno dell’aiuto dei milanesi, che sono stanchi di pagare tasse in continuo aumento senza avere indietro nulla, per sovrastare con la nostra voce certi media che raccontano favole in merito all’operato di Pisapia e company. Non si vincono le elezioni in tre mesi, servono almeno tre anni! Questo deve essere chiaro a tutti, anche se c’è già chi fa nomi per il candidato sindaco del centrodestra: Lupi, Salvini, De Corato. Io faccio il nome di Gallera che da coordinatore azzurro della città di Milano sta facendo un grandissimo lavoro, coadiuvato da noi consiglieri di zona e dai tanti volontari. Credo che per esperienza e competenza sia la persona giusta per poter offrire nel 2016 la nostra visione di una città moderna. Adesso bisogna rimboccarsi le maniche, riporre il fioretto e tirar fuori la sciabola.